Accanto a diversi elementi di perplessità sui contenuti della nuova Strategia Energetica Nazionale, vogliamo qui evidenziare alcuni spunti interessanti.
Parliamo in particolare del riconoscimento della centralità del solare nel raggiungimento degli obiettivi europei al 2030.
Alla fine del prossimo decennio, secondo il documento, si dovrà generare una quantità oltre due volte e mezzo l’attuale produzione fotovoltaica pari a circa 24 TWh/anno (vedi grafico). Questo scenario implica la necessità di arrivare rapidamente ad un livello di installazioni di 2,5 GW/anno, una potenza 7 volte maggiore dell’attuale incremento annuale di 0,3- 0,4 GW.
Nella SEN, peraltro, si dichiara che il valore potrebbe essere anche più elevato in relazione all’evoluzione delle tecnologie. In effetti, è probabile che la generazione solare al 2030 supererà la soglia dei 50 GW (in un percorso che potrebbe far superare i 100 GW a metà secolo) per due ragioni.
La prima riguarda gli obiettivi europei. Per raggiungere, infatti, la percentuale del 27% di rinnovabili sui consumi finali, la SEN ha gonfiato il possibile contributo delle rinnovabili termiche (in particolare per il peso dato alle pompe di calore): si tratterebbe di passare dall’attuale 19% ad un improbabile 29%.
Questa scelta ha limitato il contributo delle rinnovabili elettriche al 49%. Una stima più equilibrata tra le varie componenti comporterebbe un innalzamento della quota elettrica green.
Inoltre, è possibile che il target del 27% venga aumentato. Si stanno infatti considerando obiettivi più elevati, come dimostra la discussione in atto nel Parlamento europeo dopo l’Accordo di Parigi: la proposta è quella di portare la percentuale al 35% dei consumi finali (32% per l’Italia).
La seconda, decisiva, ragione che consente di essere ottimisti riguarda le dinamiche di caduta dei prezzi del solare e degli accumuli, che fanno ritenere plausibili scenari di forte crescita nel prossimo decennio senza bisogno di incentivi. L’abbinamento con le batterie diventerà rapidamente la norma, una scelta indispensabile per gestire un’offerta elettrica che potrebbe in determinate ore arrivare a superare la domanda.
Questa crescita riguarderà innanzitutto le installazioni sugli edifici, in presenza del prossimo cambiamento delle regole. Ad esempio, esaltando il ruolo dei prosumers, facilitando la realizzazione delle Comunità Energetiche Locali e consentendo scambi di energia tra i vari utenti.
Se gli interventi sul costruito rappresenteranno il cuore della nuova potenza, si avrà anche un’accelerazione degli impianti a terra, a partire dall’impiego di aree industriali abbandonate, ex cave, aree smilitarizzate, per finire con aree marginali non utilizzabili per l’agricoltura.
Le ultime aste in Francia e Germania hanno visto infatti proposte con un valore della produzione solare di 60-65 €/MWh e questo fa ragionevolmente ritenere che nelle condizioni di insolazioni del nostro paese si potranno strappare prezzi più bassi, competitivi con quelli delle centrali termoelettriche.
Sembra dunque che si stiano creando le condizioni per un rapido superamento dell’attuale fase di basso profilo per le installazioni fotovoltaiche. Del resto, già si notano interessanti segnali di risveglio.
E proprio le opportunità che si stanno aprendo verranno approfondite nei convegni di KeySolar all’inizio di novembre alla Fiera di Rimini. Sarà infatti decisiva per il futuro del solare una costante pressione per incalzare il Governo e garantire che gli obiettivi ambiziosi (40-50 TWh/anno in più alla fine del prossimo decennio) non restino sulla carta.